Il mondo delle criptoattività viene spesso osservato con lenti distorte. I commentatori tradizionali tendono a soffermarsi sulle quotazioni, sul “get rich fast”, sulle storie di guadagni improvvisi o di crolli devastanti. L’attenzione è rivolta quasi esclusivamente ai prezzi, ai sospetti di truffe, agli anatemi contro gli speculatori. È una narrazione che riduce un’intera rivoluzione tecnologica a un gigantesco gioco d’azzardo. Questa visione nasce spesso da una sorta di invidia sociale: l’idea che qualcuno, con un colpo di fortuna, sia riuscito ad approfittare del sistema.
Da qui, critiche feroci a ogni protocollo: si accusano i progetti di non avere “sottostante”, si attaccano sviluppatori e promotori, si celebrano i crolli dei prezzi urlando al PUMP & DUMP. Ma questo approccio, così superficiale, non consente di comprendere davvero cosa stia accadendo. Per cogliere il senso del fenomeno serve cambiare prospettiva. Ogni protocollo, ogni esperimento, ogni meme coin – persino la più assurda e apparentemente inutile – rappresenta un mattone nella costruzione di un nuovo ecosistema. Ogni tentativo, anche quello che fallisce, aumenta la nostra anti-fragilità e ci insegna qualcosa sul funzionamento delle reti, dei mercati, della tecnologia.
Qui entra in gioco la metafora de “La cattedrale e il bazar”, presa in prestito dal mondo del software open source. La cattedrale rappresenta il modello tradizionale: pianificazione centralizzata, controllo dall’alto, sviluppo ordinato e prevedibile. Il bazar, invece, è l’opposto: un ambiente caotico, sperimentale, dove migliaia di sviluppatori e investitori costruiscono, testano, sbagliano, ricominciano. Le criptoattivita’ e, in particolare, le meme coin appartengono chiaramente al bazar: un flusso continuo di idee che nascono, si diffondono, scompaiono, lasciando dietro di sé conoscenza collettiva.
Chi invoca regolamentazioni rigide per estendere al mondo cripto gli schemi del sistema finanziario tradizionale spesso sottovaluta la natura di questo ecosistema.
Qui l’innovazione non segue piani quinquennali, ma il metodo scientifico: prova, errore, iterazione. È così che abbiamo visto nascere il web, l’open source, e oggi le reti decentralizzate. Anche le fasi più “giocose”, come la gamification tipica delle meme coin, sono in realtà strumenti preziosi per comprendere come funzionano il marketing, le community e la diffusione virale delle idee.
La vera forza delle criptoattività è che sono open source: non chiedono permesso, non hanno confini, non attendono il via libera di nessuna autorità, potendo esplorando scenari che nessun organismo centrale potrebbe pianificare.
Le meme coin, dunque, non sono solo folklore finanziario. Sono esperimenti sociali, tecnologici ed economici che, nel loro caos apparente, contribuiscono a costruire la conoscenza collettiva di un settore in rapida evoluzione. Guardare solo al prezzo significa fissare il dito e non vedere la luna. La luna, in questo caso, è il bazar: un luogo in cui si impara continuamente, anche sbagliando, a costruire il futuro.