Il mondo intero sta virando verso bitcoin e le criptoattività, come futuro probabile, sconfessando le varie cassandre e obiettori di coscienza.
Viene da chiedersi se questa accelerazione sia connessa alla crisi di relazioni economiche sempre crescenti tra paesi emergenti e alla tendenza alla decentralizzazione e disintermediazione posta in atto con la diffusione sempre crescente di internet e degli smartphone.
Sicuramente il sistema finanziario tradizionale non è stato in grado di ricostruire una sua rettitudine (qualora mai ne avesse avuta una) e sta perdendo sempre di più il contatto con l’utente.
La rivoluzione digitale, la chiusura degli sportelli, la spersonalizzazione delle relazioni finanziarie e i vari cattivi esempi bancari appaiono come elementi che generano interesse crescente verso questo mondo, sempre più connesso e collegato.
Le rivoluzioni avvengono dal basso e dall’utilizzo crescente, soprattutto negli under 40: il dirigismo, tipico di una parte della nostra burocrazia, non funziona né può funzionare, poiché in una economia di mercato è quest’ultimo che la fa da padrone.
Il mercato, volenti o nolenti, è libero e sceglie quello che i partecipanti desiderano e utilizzano.
Il nostro paese, se non vuole essere colonizzato da imprese straniere come è avvenuto per internet, deve fare un cambio di passo immediato.
Le criptoattività sono una innovazione, un nuovo sistema: rifiutarle e criminalizzarle significa solamente far contenti gli altri paesi, rinunciando ad opportunità per incapacità di superare i propri dogmi mentali, ovvero per timore di doversi rimettere in gioco.
Alle critiche che le criptoattività sono un novello campo dei miracoli di Pinocchio, occorre sottolineare che è notorio che le quotazioni si basano sull’accettazione e sul consenso di una comunità, con piena consapevolezza dell’assenza di un qualsivoglia sottostante!
Se mai collasseranno, quindi, sarà solamente un problema per coloro che le detengono, dato che nei passati fallimenti degli exchanger o di progetti cripto alcuno abbia chiesto interventi statali o rimborsi con i soldi dei contribuenti.
È totalmente inutile alzare muri, introdurre dazi doganali e lanciare scomuniche contro le attività digitali, con dogmatismo integralista: occorre studiare, ricordando, di sapere di non sapere!